Girasoli
Mi chiamo Monica Umberta Oriani, sono nata poco dopo lo sbarco sulla Luna, in città, anzi nella metropoli: Milano.
Sono cresciuta in via Rembrandt e per la mia voglia di conoscere e di sapere chi era quel nome strano ho avuto l’imprinting per la mia passione per la pittura, per l’arte, e più in generale per il nord Europa, perché una cosa tira l’altra e approfondire un argomento è come aprire il vaso di Pandora.
Attualmente vivo nella zona del Legnanese, vicino a Milano, a volte, invece, troppo lontana.
La città è rimasta nel mio DNA, non solo Milano, ma proprio l’idea di città e le sperimentazioni che sono possibili solo in essa.
Utopia e l’idea della città perfetta abitata dalla società perfetta, un ideale a cui l’umanità ha sempre teso, a volte è servito per migliorarla, altre volte si è arrivati alle aberrazioni, perché il filo che separa utopia da distopia è sottilissimo e a volte si spezza.
Utopia, per me, è spinta a miglioramento continuo, essere in divenire.
Il mosaico dei miei interessi ha preso forma con la mia tesi in Architettura focalizzata sulla sostenibilità (economica, sociale e ambientale) di un quartiere modello di Stoccolma. Un’indagine, anche sociologica, a ritroso nel tempo per ritrovare le radici della svedesità con uno sguardo al futuro.
Sono programmatrice dal 2000 e nel tempo ho approfondito tutto ciò che ha a che fare con gli ingranaggi di un’organizzazione anche dal punto di vista della cultura aziendale e l’ingegnerizzazione dei processi produttivi.
Sono mamma di due ragazze (2005 e 2007), grazie a loro sto imparando molto, partecipando attivamente alla loro vita scolastica (e non). Credo, infatti, nel dialogo tra scuola, istituzioni, cittadini e imprese, per una società fondata sulla relazione e quindi sulla crescita sostenibile e inclusiva.
E ora c’è il coding, parlare con bambini e ragazzi in una seconda lingua madre, quella del pensiero computazionale, portarlo nelle classi e coinvolgere gli insegnanti in un continuo scambio di esperienze.